LACENO

 

Laceno – Bagnoli Irpino

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Piccolo comprensorio sciistico situato nei monti Picentini in provincia di Avellino, tutt’ora parzialmente attivo.

Small ski resort located in Picentini mountains in the province of Avellino, which is still partially active.

“Chi ia chianu / E chi ia veloce / Tutti sbattievenu / Vicino a re noce.”(chi va piano e chi va veloce ma tutti sbattevano contro gli alberi di noci) con questi versi parodici del poeta dialettale irpino Tittira possiamo dire che iniziò il rapporto tra i bagnolesi e lo sci. Durante il ventennio i gerarchi fascisti provarono ad avvicinare la popolazione allo sport portandola nei pressi dell’attuale campo sportivo a sciare nei castagneti e nei noccioleti, ma come traspare da questi versi i risultati non furono dei migliori. Il progetto delle attuali piste, un libro di sessantacinque pagine, fu presentato al comune di Bagnoli Irpino nel lontano novembre 1968 dall’ingegner Giannoni. All’epoca l’economia bagnolese si basava su una misera agricoltura non essendoci attività artigianali-industriali e molti decidevano di emigrare. Nel 1969 per arginare questo fenomeno la “ Cassa per il Mezzogiorno” chiese ad un gruppo di esperti di stilare il “Piano del comprensorio di sviluppo turistico del Terminio”. In barba al titolo dello studio l’area a maggior vocazione turistica fu Laceno e non il Terminio. Quindi la stazione sciistica nasce per creare un circolo virtuoso e rilanciare l’economia locale. A quei tempi era già sorto nella piana il villaggio alpino con centocinquanta villette .Le villette erano frequentate solo d’estate e le strutture ricettive non facevano grandi affari. Lo scii era uno sport molto praticato, basti pensare che al nord sorsero impianti improvvisati i quali non ebbero lunga vita a causa dell’esposizione al sole o ai venti.  L’impianto sarebbe stato finanziato da Giannoni grazie ai prestiti a tasso di favore e ai fondi a capitale perduto concessi dalla “Cassa del Mezzogiorno”. La progettazione delle piste fu a cura dello studio Giannoni di Roma, quello delle strutture a cura dello studio Privileggio di Padova-Udine e ad un terzo studio sarebbe toccato scegliere gli impianti tecnologici. Sulle nostre montagne solitamente arriva lo “Scirocco” dal golfo di Salerno e più raramente il “Libeccio” dal golfo di Napoli. Questi venti conducono le pertubazioni contro le due catene montuose (una di 1500 metri e una di 1700 metri) facendole addensare, così  quando le nubi scavalcano i monti rilasciano la neve. I pendii con maggior accumulo sono quelli dei monti situati a oriente con versanti a nord-est. Per questo motivo a volte capita di trovare il lago circondato dai prati e il Rajamagra innevato. A partire dal lontano 1968 un gruppo d’esperti girovagò e sorvolò in elicottero le montagne del Laceno per cinque anni studiando i particolari orografici, la flora, le strade, i tagli dei boschi, i sentieri, i venti, l’insolazione, la piovosità, l’innevamento, ecc ecc… Da queste ricerche si scoprì che al di sopra dei 1250 metri le precipitazioni erano sempre a carattere nevoso da Natale a Aprile. Gli Appennini non sono ideali allo scii per i loro costoni esposti al sole e per i venti che causano il formarsi di uno strato di ghiaccio sulle piste. Per questa ragione gli studiosi consigliarono la costruzione di canali di scolo lungo le piste per evitare che la neve sciolta si ghiacciasse di notte. Tra tutti i monti quello che si dimostrò più idoneo fu il Rajamagra per la sua cresta quasi piana, per le sue pendici che scendono dolcemente a valle creando un grande “anfiteatro” e la sua esposizione alle precipitazioni nevose unita ad una scarsa insolazione e ad una bassa esposizione ai venti. Inoltre, una lunga morena di trasporto glaciale aveva già diviso la montagna in due creando due valli (in una troviamo la baita/rifugio intermedia e nell’altra il campo scuola). Sul versante nord-est erano presenti tante piccole valli collegate tra loro che avrebbero richiesto un’irrisoria opera di disboscamento. Dalla valle del Terremoto si aprivano due sentieri nei boschi che avrebbero permesso di realizzare  tre chilometri di varianti ai quattro principali. Le piste del Laceno dovevano essere strette per essere protette dal sole dagli alti faggi. Scendendo a valle si aprivano dei bellissimi scorci sull’altopiano e dalla vetta si poteva ammirare il golfo di Salerno e la penisola sorrentina. Alla base degli impianti lo scenario era lo stesso attuale e non c’era bisogno di tagliare nulla. Come in un puzzle tutti gli elementi sembravano coincidere: era proprio il Rajamagra la montagna giusta! Nell’autunno 1969 per testare la fattibilità dell’opera la Nascivera costruì la sciovia “Serroncelli” e tre piste. Quest’iniziativa fu un successone e per soddisfare l’enorme massa di sciatori nel 1973 Nascivera prolungò la sciovia, portandola a 650 metri e a un dislivello di 120, per allungare le piste. Prima di preparare il progetto finale furono passate al vaglio varie ipotesi, tra cui quella di realizzare delle piste che scendessero in un anello di fondo situato nell’Acernese e una lunga seggiovia monoposto per riportare indietro gli sciatori (fu scartata per lo scarso innevamento di quella piana).Nel 1974 furono commissionate alla “F.lli Marchisio” di Torino la seggiovia biposto “Settevalli” che dai 1100 metri porta a 1400 coprendo un chilometro e trasportando 720 sciatori l’ora e la  biposto “Rajamagra” che è totalmente uguale alla precedente tranne per sei seggiole in meno. Questa seggiovia arriva un po’ più giù rispetto alla cima per non rovinare il paesaggio e si ferma su un raccordo diagonale per smistare gli sciatori. Dall’altopiano a q.1400m fu costruito il campo scuola, costituito da una sciovia Marchisio detta “Cuccioli” lunga 250m modello “baby”. Dal campo scuola doveva partire un quarto impianto meglio noto come sciovia Lupi lunga 520 metri con un dislivello di 130 metri e settantasei traini, che venne commissionato sempre alla Marchisio ma successivamente annullato . Questa sciovia doveva condurre gli sciatori nel punto più nevoso del comprensorio a q.1640 m (il trenta aprile c’erano in media tra gli ottanta e i centotrenta centimetri di neve). Inoltre, doveva essere realizzata anche una slittinovia lunga centrotrenta metri per coprire un dislivello di dieci metri e trainare 600 slittini l’ora. Quindi nel progetto rientrava anche una pista per bob e slittini lunga 400 metri a forma di “S” con pendenze del 10%. Oltre alle piste già terminate ne erano state progettate sei. Tutte e sei partivano dalla vetta e tutte coprivano un dislivello di 562 metri, tranne l’ultima che fermandosi a 1400 metri ne copriva solo 286. La prima pista era facile: lunga 4030 metri e con pendenze tra il 13% e il 20%. La seconda lunga 880 metri in più era ancora più facile con pendenze tra l’11% e il 19%. La quarta lunga 3870 metri aveva pendenze tra il 17% e il 38% ed era di media difficoltà. Anche la quinta era di media difficoltà con lunghezza di 2270 metri e pendenze tra il 25% e il 50%. Infine la sesta e ultima era la più difficile con pendenze tra il 21% e il 43% e con una lunghezza di 1540 metri. Nel progetto s’ipotizzava la costruzione di altre seggiovie sul versante nord (una monoposto e una biposto) e nuove piste in un futuro mai arrivato, nemmeno la slittinovia e la sciovia Lupi che facevano parte del progetto iniziale furono realizzate. Nel 1995, al momento delle revisioni ventennali  delle biposto ad opera di Marchisio-Doppelmayr prima e CCM poi, tornarono sul tavolo i nuovi impianti sul versante nord, arrivò perfino la notizia dell’arrivo dei fondi, ma la notizia venne poi smentita. Venendo ad oggi troviamo tre piste chiuse in attesa d’interventi: la Nordica, la Serroncelli e la Mestri, per un totale di ben sette chilometri e trecento metri chiusi. Le piste molto facili aperte sono la Cuccioli e il Campo Scuola, quella facile la Settevalli, quelle di media difficoltà sono Lupi, Forra e Canaloni, le piste nere invece sono le Aquile e l’Amatucci. Alla base degli impianti troviamo una manovia per i bob lunga ottanta metri non in funzione e una manovia con un tappeto sono stati realizzati anche al campo-scuola. L’anello di fondo in vetta al Rajamagra lungo ben due chilometri è stato aperto solo nella stagione invernale 2012-13 grazie alle pressioni di alcuni appassionati alla direzione degli impianti. Dal 2000 ad oggi anche la longeva sciovia Serroncelli è ferma e dismessa, rendendo inutilizzabili parte della Nordica e le piste Serroncelli e Maestri. Il declino impiantistico continua nel 2006 quando anche la sciovia “Cuccioli” viene dismessa per scadenza di vita tecnica. Anni fa la Lenko realizzò anche parte dell’impianto d’innevamento artificiale , che mai entrerà in funzione per mancanza di vasche che raccogliessero l’acqua sufficiente…In questi ultimi mesi sono stati stanziati dei finanziamenti da tredici milioni di euro per il rifacimento della stazione sciistica. Il progetto prevede la sostituzione delle due vecchie seggiovie (in scadenza nel 2015) con due seggiovie quadriposto ad agganciamento automatico, la costruzione di una terza seggiovia sul crinale nord del Rajamagra ,il rifacimento della sciovia cuccioli, il completamento del sistema d’innevamento artificiale, l’ impianto d’illuminazione per sci notturno, allargamento delle piste su cui non si è intervenuto nel 2007, costruzione di pista di pattinaggio sul ghiaccio e di nuove piste sul lato nord della montagna. Nella zona della Nordica ci sarà il nuovo impianto di risalita e lì saranno allargate e costruite nuove piste. Da alcune notizie trapelate si è ipotizzato di sostituire le quadriposto con delle biposto più veloci e con più seggiole per ottimizzare i costi di manutenzione, ma questo comporta anche il risparmio di qualche milione. Tuttavia il rinnovamento della stazione pare sempre più lontano: si dice che il comune doveva pubblicare il bando entro fine febbraio 2014 per ottenere i finanziamenti, ma gli amministratori rispondono dicendo che a causa di alcune lungaggini burocratiche i soldi non sono ancora arrivati nelle casse comunali. Se i finanziamenti andranno perduti si potrà semplicemente chiedere una proroga per gli impianti attuali, ma non si potranno chiedere proroghe all’infinito e questo causerebbe la dismissione degli impianti. Quindi una proroga, se eventualmente fosse concessa, significherebbe solo posticipare il problema. Così dopo quasi cinquant’anni di storia le piste da scii di Laceno potrebbero diventare solo un lontano ricordo e sancire il definitivo declino della zona.

Nel mese di aprile 2017 alla società gestrice degli impianti e concessionaria dei suoli, facente capo agli eredi Giannoni, è stato intimato di restituire le aree, in quanto da parte del comune non è stato riconosciuto il rinnovo di concessione del 2002, mentre il gestore è convinto di avere concessione valida fino al 2031. La questione della concessione è oggetto di controversia da svariati anni presso il TAR di Salerno e al Consiglio di Stato, che in prima istanza ha sentenziato in parziale favore dell’ente pubblico.

Con la restituzione delle aree, il comune punta ad ottenere finanziamenti per oltre 15 milioni di euro per il rifacimento della stazione sciistica, nell’ambito del Progetto Pilota dell’Alta Irpinia. Dal 21 maggio 2017 le due storiche seggiovie sono state fermate per sempre, dopo oltre 42 anni di esercizio, in aspettativa di realizzare i nuovi impianti. Le seggiovie, che avevano intrapreso nell’autunno 2016 l’iter per il prolungamento della vita tecnica, attraverso la revisione speciale completata per metà, sono state inibite all’esercizio poiché tale revisione andava terminata e collaudata entro il 27 maggio del 2017, cosa non avvenuta a causa della citata richiesta di restituzione delle aree.

Il 17 novembre 2017 veniva notificato alla società l’atto di sgombero firmato dal sindaco pro-tempore Filippo Nigro, con il quale l’ente comunale intende entrare in possesso degli impianti di risalita e le aree su cui essi ricadono.

Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 808 del 6 febbraio 2018 ha definitivamente dato ragione all’amministrazione comunale, sentenziando l’inammissibilità delle richieste della ditta Giannoni.

Il Tar di Salerno successivamente ha rinviato la discussione dello sgombero al 27 marzo 2018.

ENGLISH

“Chi ia chianu / e chi ia veloce / tutti sbattievenu / vicino a re noce.” (Who goes slowly and those who go fast but all banging against the nut trees) with these verses parody of the dialect poet Tittira we can say that he began the story between Bagnolesi and skiing. During the twenty years of the Fascist leaders they tried to bring the people to the sport bringing they near the actual sports field to ski in the chestnut and hazel, but as evident from these verses the results were not the best. The project of the existing tracks, a book of sixty pages, was presented to the town of Bagnoli Irpino(AV) November 1968 by engineer Franco Giannoni. At that time the economy was based on a poor  agriculture and since there were industry many decided to emigrate. In 1969 to curb this phenomenon the “Cassa per il Mezzogiorno” asked a group of experts to draw up the “Plan of the area of ​​tourism development Terminio”. In spite of the title of the study area it was not the Terminio but Laceno. So the ski resort was founded to create a virtuous circle and boost the local economy. At that time it was already built in the plain the alpine village with a hundred and fifty houses .The houses were frequented only in summer and the facilities were not big business. The skiing was a popular sport, considering that in the northern Italy were built makeshift facilities which did not have a long life due to exposure to the sun or wind. The plant would be financed by Giannoni, thanks to favorable interest loans and funds lost capital granted by the “Cassa del Mezzogiorno”. The design of the slopes was by studio Giannoni of Rome, one of the structures by studio Privileggio Padua-Udine and a third trial would have had to choose the technological systems. On our mountains usually comes the “Scirocco” from the Gulf of Salerno and more rarely the “Libeccio” from the Gulf of Naples. These winds carry the perturbations against the two mountain ranges (one of 1,500 meters and 1,700 meters), causing them to thicken, so when clouds pass over the mountains releasing the snow. The slopes with greater accumulation are those located in the east of the mountains with slopes to the northeast. This is why sometimes you find the lake surrounded by meadows and snowy Rajamagra. Since 1968 a group of experts used an helicopter to fly over the mountains of Laceno for five years studying the details orographic, the flora, the streets, the cuts of the woods, the trails, the wind, the sunshine, the rainfall , snow, etc etc … From this research it was discovered that over 1,250 meters all precipitation were always in character from snowy from Christmas to April. The Apennines are not ideal to ski for their ridges exposed to the sun and the winds which cause the formation of a layer of ice on the slopes. For this reason, scientists advised the construction of drainage ditches along the tracks to prevent the melted snow from freezing at night. Of all the mountains that proved most suitable was the Rajamagra for its crest nearly flat, for its slopes that descend gently downstream creating a large “amphitheater” and its exposure to snowfall combined with a little sun and a low exposure to the winds. In addition, a long glacial moraine transport had already split the mountain in two, creating two valleys . On the north-east there were many small valleys interlinked that would have required a small deforestation. From the valley of the earthquake there were two paths in the woods that would allow him to achieve three kilometers of the four major variants. The slopes of Laceno had to be tightened in order to be protected from the sun by the tall threes. From the summit you can see the Gulf of Salerno and the Sorrento peninsula. At the base of the lifts the scenario was the same today and did not have to cut anything. Like a puzzle all the elements seemed to coincide: it was just Rajamagra the right mountain! In autumn 1969 to test the feasibility of the project were built the ski lift “Serroncelli” by Nascivera and three slopes. This initiative was a success and to meet the huge mass of skiers in 1973 Nascivera prolonged the ski lift, bringing it to 650 meters and a vertical drop of 120, to stretch the slopes. Before preparing the final project were sifted various hypotheses, including that of creating slopes that come down in a ring located on the bottom in Acernese flat, with a one-seater chairlift to bring back the skiers (was scrapped for lack of snow in that flat) .In 1974 were commissioned to “F.lli Marchisio” of Turin the chairlift “Settevalli” that leads from 1100 meters to 1400 covering a kilometer and carrying 720 skiers per hour and the two-seater “Rajamagra” which is totally equal to previous except for six chairs less. This chairlift comes a little lower than the top to avoid damaging the landscape and stops on a diagonal connection to route skiers. At 1400m from the plateau to the field school was built, consisting of a ski lift Marchisio called “Cuccioli” 250m long model “baby”. The field school was starting a fourth lift better known as Lupi, a ski lift 520 meters long with a vertical drop of 130 meters and seventy hangers, which was commissioned always Marchisio but later canceled. This ski lift had to lead the skiers in the most snowy area to 1640 m (on April 30 there were an average between eighty and one hundred and thirty centimeters of snow). In addition, it had to be made even a sledge-lift 130 meters long to cover a difference in height of ten meters and 600 sledges. The project also included a bobslope  400 meters long in the shape of “S” with slopes of 10%. In addition to the ski slopes already completed it had been planned other six. All six departed from the summit and all covering a vertical drop of 562 meters, except the last one that stopping at 1400 meters it covered only 286. The first track was easy: long 4030 meters and with slopes between 13% and 20%. The second 880 meters long in most was even easier with slopes between 11% and 19%. The fourth had long 3870 meters slopes between 17% and 38% and was of medium difficulty. The fifth was of medium difficulty with a length of 2270 meters and slopes between 25% and 50%. Finally, the sixth and last was the most difficult with slopes between 21% and 43% and with a length of 1540 meters. In the project It was assume to build other chairlifts on the north versant (a single-seater and a two-seater) and new tracks in future never arrived, even the sledge-lift and ski lift Lupi who were part of the initial project were never made. In 1995,the twenty-year revision of the two-seater was commissioned to Marchisio Doppelmayr-CCM and then came back on the table the new lifts on the north side,but everything was later denied. Coming up today we find three runs closed pending interventions: the Nordica, the Serroncelli and Mestri, for a total of seven kilometers and three hundred meters closed. The tracks are very easy to open the Cubs and the Field School, the easy Settevalli, those of medium difficulty are Lupi, and Canaloni , the black runs are instead the Aquile and the Amatucci. At the base of the lifts we find a rope tow eighty meters for bob not in use and a carpet has also been made to the school camp. The cross-country trail on the summit of Rajamagra long  two kilometers was only open in the winter season 2012-13 due to pressure from some fans to the direction of the lifts. Since 2000 also the old ski lift Serroncelli was stopped and dismantled, making it unusable part of the Nordica, Serroncelli and Maestri slopes. The lifts continued decline in 2006 even when the ski lift “Cuccioli” is disposed for the end of service life. Years ago the Lenko also made part of the system of artificial snow, which never come into operation due to lack of insufficient water. In the last few months have been allocated funding from thirteen million euro for the reconstruction of the ski resort. The project involves the replacement of the two old chairlifts (expiring in 2015) with two detachable chairlifts, the construction of a third chairlift on the north versant of Rajamagra, the reconstruction of the ski lift Cuccioli, the completion of the system of artificial snow, a lighting system for night skiing, enlargement of the some slopes, construction of the ice rink and new slopes on the north side of the mountain. In the Nordic area will be build the third chairlift and there will be extended and built new slopes. From some news leaked it is speculated to replace in the projects the detachable chairlifts with faster two-seater to optimize the maintenance costs, but this also implies savings of a few million. However, the renewal of the station seems farther and farther away: it is said that the region had to publish the notice before the end of February 2014 to get the funding, but administrators respond by saying that due to some bureaucratic delays the money is not yet in the municipal coffers. If the funds are lost you can simply apply an extension to the current lifts, but you can not ask for extensions indefinitely and this will cause the decommissioning. So an extension, if it were eventually granted, would only postpone the problem. So after almost fifty years of history the skiing slops of Laceno could become a distant memory and ratify the final decline of the area.

Sciovia “Serroncelli”

anno di costruzione: 1969 (prolung. 1973)
ditta costruttrice: Nascivera – Rovereto(TN)
stazione motrice: a valle
stazione tenditrice: a monte
anno di dismissione: 2003

Seggiovia “Settevalli”

anno di costruzione: 1974
ditta costruttrice: F.lli Marchisio (TO)
stazione motrice: a monte
stazione tenditrice: a valle
seggiovia: biposto a morse fisse                                                                                                                          anno di chiusura: 2017

Seggiovia “Rajamagra”

anno di costruzione: 1974
ditta costruttrice: F.lli Marchisio (TO)
stazione motrice: a valle
stazione tenditrice: a valle
seggiovia: biposto a morse fisse                                                                                                                                anno di chiusura: 2017

Sciovia “Cuccioli”

anno di costruzione: 1974
ditta costruttrice: F.lli Marchisio (TO)
stazione motrice: a valle
stazione tenditrice: a monte
anno di dismissione: 2006

 

 

 

 

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